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  • Immagine del redattoreDott. Valerio Lenzoni

LO STRESS POST-TRAUMATICO E I MECCANISMI A CASCATA


Il corpo umano e il cervello hanno la capacità di gestire situazioni stressanti in modo versatile e adattivo. In contrasto con l'omeostasi, che si riferisce alla capacità dell'organismo di conservare uno stato interno stabile, la reazione allo stress può manifestarsi con notevole elasticità e adattabilità.

Molte risposte difensive sono disponibili per gli esseri umani e altri mammiferi per proteggersi dai pericoli, sia fisici che psicologici. Queste risposte difensive includono il congelamento, il combattimento, la fuga, il terrore, l'immobilità e lo svenimento. La sequenza di queste risposte è stata stabilita dalla biologia evoluzionistica e dalla psicofisiologia e si intensifica in base alla vicinanza e alla gravità del pericolo.


Il congelamento, o risposta di orientamento, è la prima risposta difensiva che il corpo attiva quando percepisce un pericolo. Questa risposta permette una valutazione della minaccia e indirizza i sistemi sensoriali verso la sorgente della stimolazione. Le risposte corporee includono la dilatazione delle pupille, la diminuzione della resistenza cutanea e un temporaneo abbassamento del ritmo cardiaco. Se lo stimolo è percepito come una minaccia, il corpo attiva una risposta d'allarme che coinvolge l'attivazione del sistema nervoso simpatico e il rilascio degli ormoni adrenali, che consentono all'organismo di affrontare il pericolo attraverso la fuga o il combattimento. Tuttavia, se lo stimolo è particolarmente intenso e vicino, il corpo attiva un riflesso di difesa per proteggersi dall'evento. Questo riflesso di difesa comprende risposte che contribuiscono a proteggere dall'evento.


IL MASSIMO LIVELLO DI PANICO

Il panico peritraumatico, ovvero la sensazione intensa di paura o panico durante un evento traumatico, raggiunge il massimo livello durante la fase di immobilità tonica. In questa fase, la risposta del sistema nervoso parasimpatico diventa dominante, causando bradicardia, abbassamento della pressione sanguigna e vasodilatazione. In situazioni estreme, questa risposta parasimpatica può causare svenimento.


LA RISPOSTA ALLO STRESS

La sequenza di risposte allo stress coinvolge quattro sistemi corporei, tra cui l'ippocampo e l'asse ipotalamo-ipofisi-surrene (HPA), l'amigdala, il locus coeruleus, la ghiandola surrenale e il sistema nervoso simpatico. Anche i peptidi vasopressina e ossitocina e il sistema immunitario sono coinvolti nella risposta allo stress.

La selezione delle risposte appropriate in una situazione di estremo pericolo dipende dalla percezione della minaccia, dalle esperienze passate, dal contesto sociale e culturale e dalle risorse disponibili per affrontare lo stressor. Inoltre, la sequenza di queste risposte allo stress dipende non solo dalla valutazione che l'organismo fa della minaccia in rapporto alla propria capacità di azione, ma anche dalle caratteristiche percepite della minaccia stessa.


LO STRESS POST-TRAUMATICO

Quando i sistemi biologici funzionano correttamente, aiutano a far fronte alle crisi e sono coinvolti nell'effetto stress-protettivo delle interazioni sociali positive. Tuttavia, un malfunzionamento di specifici sistemi biologici può essere associato a disturbi clinici.

Nel caso in cui il pericolo non sussista più, la risposta da stress si interrompe negli animali selvatici, ma negli esseri umani l'asse ipotalamo-ipofisi-surrene può restare attivo per un tempo indefinito, influenzando sia il comportamento che la salute. Le varie risposte fisiologiche (come l'aumento del flusso di sangue e di ossigeno ai muscoli) possono risultare inadeguate a fronteggiare moderni stimoli stressogeni che non possono essere affrontati e da cui non si può sfuggire correndo. Uno stress prolungato può trasformare le risposte fisiologiche adattive in disturbi disadattivi, come disturbi del sonno, dolori, perdita di appetito o alimentazione eccessiva. L'attivazione ripetuta dei ricordi che mantengono attive le risposte di difesa può causare danni fisici e mentali, tra cui disturbi d'ansia, depressione, disturbi del sonno e problemi neurologici.


Il cervello è influenzato da esperienze e ambienti stressanti, e i due bersagli principali degli ormoni dello stress sono l'ippocampo e l'amigdala. Gli ormoni dello stress aumentano il consolidamento del ricordo di informazioni emotivamente pregnanti e contestuali, sia negli animali sia negli esseri umani, ed è mediato dalle strutture interne all'amigdala. Gli ormoni da stress possono avere effetti adattivi quando sono necessari per costruire ricordi duraturi di informazioni vitali, ma possono diventare dannosi in condizioni di stress estremo, favorendo lo sviluppo di disturbi legati al trauma. L'eccesso cronico di glucocorticoidi può portare alla disgregazione della plasticità sinaptica cerebrale, atrofia dei processi dendritici e ridotta capacità di sopravvivenza del neurone di fronte ad attacchi multipli concomitanti. L'esposizione allo stress può portare a cambiamenti strutturali e funzionali nel cervello, che possono influenzare la capacità di una persona di regolare le proprie emozioni, gestire lo stress e rispondere alle situazioni ambientali. Inoltre, l'esposizione prolungata allo stress può portare a sintomi stress-correlati come iperattivazione, dissociazione, flashback, evitamento e depressione. Quando si trovano di fronte a elementi che ricordano il trauma, i sopravvissuti tendono a ripetere le risposte che hanno messo in atto durante l'evento stesso.


IL DISTURBO DA STRESS POST-TRAUMATICO

Il PTSD (Disturbo da stress post-traumatico) può provocare diverse risposte fisiologiche, come attacco/fuga o dissociazione, he richiedono approcci terapeutici differenti. La comprensione delle modalità di reazione umana al trauma è importante per la scelta del trattamento più adeguato. Inoltre, l'esposizione ripetuta a situazioni traumatiche può creare diversi profili clinici, basati sulla risposta fisiologica prevalente. Ad esempio, i pazienti che hanno una risposta di attivazione simpatica mostrano dissociazione ed evitamento passivo, mentre quelli con una risposta dominante di tipo parasimpatico manifestano stadi dissociativi di terrore-svenimento e richiedono un approccio terapeutico specifico per gestirli.

Il PTSD si può dividere in due sottotipi: il "PTSD tumultuoso" (con risposta simpatica) e il "PTSD di spegnimento" (con risposta vagale e dissociativa). La comprensione di questi sottotipi è importante per scegliere la terapia più adatta per ogni paziente. Nel "PTSD tumultuoso", si concentrano le tecniche per regolare l'iperattivazione emotiva, mentre nel "PTSD di spegnimento" si lavora sulla gestione degli stati dissociativi e sulla creazione di un senso di sicurezza. Quest'ultimo sottotipo si verifica in situazioni estreme di sopravvivenza, in cui l'individuo si adatta tramite l'immobilità e l'analgesia per aumentare la probabilità di sopravvivenza.


CONCLUSIONE

In conclusione, il corpo umano e il cervello possiedono una notevole capacità di affrontare situazioni stressanti in modo flessibile e adattabile. Tuttavia, quando lo stress diventa cronico o eccessivo, può portare a effetti negativi sulla salute mentale e fisica dell'individuo. È importante comprendere le diverse risposte allo stress e i loro meccanismi per poter sviluppare trattamenti efficaci e personalizzati per chi soffre di disturbi legati allo stress, come il PTSD.


IL TRATTAMENTO PER IL PTSD E I DISTURBI CORRELATI AD EVENTI STRESSANTI

Il trattamento evidence-based per il PTSD e i disturbi correlati ad eventi stressanti prevede una combinazione di terapie farmacologiche e psicoterapiche. Tra gli approcci terapeutici più studiati ed efficaci troviamo:

  • Terapia cognitivo-comportamentale (CBT): la CBT è un approccio terapeutico che mira a modificare i pensieri e i comportamenti disfunzionali legati al trauma. La terapia cognitivo-comportamentale per il PTSD si concentra su tre aree principali: la ristrutturazione cognitiva, l'esposizione graduale agli stimoli traumatici e l'allenamento alle abilità di coping.

  • Terapia di esposizione prolungata (PE): la PE è una forma di CBT che si concentra sull'esposizione graduale e ripetuta alle memorie traumatiche e alle situazioni temute, con l'obiettivo di ridurre la reattività emotiva e la paura associata a queste situazioni.

  • Terapia di desensibilizzazione e rielaborazione attraverso i movimenti oculari (EMDR): l'EMDR è un approccio terapeutico che combina elementi di terapia cognitivo-comportamentale e terapia psicodinamica. Durante l'EMDR, il paziente richiama le memorie traumatiche mentre segue con gli occhi i movimenti guidati dal terapeuta. Ciò aiuta a ridurre l'intensità emotiva delle memorie traumatiche e favorisce la rielaborazione del trauma.

  • Terapia cognitiva basata sulla consapevolezza (mindfulness): questo approccio combina la terapia cognitiva con pratiche di meditazione e consapevolezza per aiutare i pazienti a sviluppare una maggiore consapevolezza delle proprie emozioni, pensieri e sensazioni fisiche, e a imparare a gestirli in modo più efficace.

  • Farmacoterapia: alcuni farmaci possono essere utilizzati per trattare il PTSD e i disturbi correlati agli eventi stressanti. Gli antidepressivi, in particolare gli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (SSRI) e gli inibitori della ricaptazione della serotonina e della noradrenalina (SNRI), sono comunemente utilizzati per trattare i sintomi del PTSD, come l'ansia, la depressione e l'irritabilità. Altri farmaci, come le benzodiazepine, possono essere prescritti per gestire l'ansia acuta e l'insonnia, ma devono essere utilizzati con cautela a causa del potenziale rischio di dipendenza.

È importante sottolineare che il trattamento più efficace per il PTSD e i disturbi correlati agli eventi stressanti può variare da persona a persona, in base alla gravità dei sintomi, alla storia del trauma, alle caratteristiche individuali e alle preferenze del paziente. Pertanto, un approccio personalizzato e integrato che combina diversi tipi di terapia può essere la soluzione migliore per molti pazienti. La collaborazione tra il paziente e il terapeuta è fondamentale per identificare il piano di trattamento più adatto e per monitorare i progressi nel corso del tempo. La valutazione regolare dei sintomi, l'adattamento del trattamento alle esigenze del paziente e il supporto continuo sono elementi chiave per garantire il successo della terapia.

Inoltre, per i pazienti con PTSD e disturbi correlati agli eventi stressanti, può essere utile coinvolgere anche la famiglia e gli amici nel processo di trattamento. Il sostegno sociale può svolgere un ruolo cruciale nel favorire la resilienza e il recupero dopo un trauma, e la partecipazione delle persone care può migliorare la comprensione dei sintomi e delle difficoltà affrontate dal paziente, nonché promuovere strategie di coping efficaci.

Infine, è importante notare che il trattamento del PTSD e dei disturbi correlati agli eventi stressanti può richiedere tempo e pazienza. I pazienti possono aver bisogno di provare diverse terapie prima di trovare quella che funziona meglio per loro, e il processo di guarigione può essere graduale. Tuttavia, con un approccio terapeutico evidence-based e il sostegno adeguato, molte persone riescono a superare i sintomi del PTSD e a migliorare significativamente la loro qualità di vita.


Dott. Valerio Lenzoni

Psicologo - Psicoterapeuta

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