
COS’È IL PENSIERO DESIDERANTE?
Si tratta di una particolare tipologia di processo di pensiero. Attuando il pensiero desiderante (wishful thinking) gli individui si trovano a immaginare scenari positivi o desiderabili per sfuggire a una realtà stressante o dolorosa. Tuttavia, per quanto possa sembrare inizialmente un meccanismo mentale “innocuo”, può trasformarsi in un ostacolo per il giusto e costruttivo superamento delle sfide quotidiane quando diventa una strategia di coping primaria.
COME FUNZIONA IL PENSIERO DESIDERANTE?
Il pensiero desiderante consiste nel creare immagini mentali o narrazioni di un futuro ideale, spesso senza considerare la realtà o le azioni necessarie per raggiungerlo.
Ad esempio: uno studente che immagina di conseguire ottimi voti senza dedicare del tempo allo studio o una persona in difficoltà finanziarie che sogna di vincere alla lotteria come unica soluzione ai suoi problemi.
Queste fantasie agiscono come “bolla” emotiva che protegge temporaneamente il soggetto dal disagio ma non risolvono i problemi di fondo.
QUANDO USARLO?
Il pensiero desiderante è in grado di fornire un sollievo immediato da emozioni spiacevoli quali ansia, senso di fallimento o inadeguatezza. Questa strategia di coping può essere particolarmente di conforto nei momenti in cui le difficoltà sembrano insormontabili o quando la persona si sente priva di risorse per affrontarle.
Ad esempio per ridurre l’ansia si possono immaginare scenari positivi per alleviare, per un arco temporale limitato, il disagio emotivo legato a situazioni percepite come incontrollabili.
Al fine di mantenere la speranza: il pensiero desiderante può preservare una visione ottimistica della vita, anche se irrealistica. Tuttavia, se utilizzata in modo cronico, tale strategia tende a rinforzare l’evitamento della realtà, impedendo il cambiamento.
PENSIERO DESIDERANTE COME COPING DISFUNZIONALE
Sebbene il pensiero desiderante possa fornire conforto temporaneo, a lungo termine rischia di diventare una strategia di coping maladattiva. Alcuni contesti in cui il pensiero desiderante si manifesta come comportamento disfunzionale includono:
Dipendenze: nelle dipendenze da sostanze, la fantasia di sentirsi meglio dopo il consumo può intensificare il craving, alimentando il ciclo della dipendenza.
Disturbi alimentari: le persone possono immaginare che il cibo risolva le loro difficoltà emotive, portando a episodi di abbuffate.
Gioco d'azzardo patologico: il sogno di una grande vincita alimenta comportamenti compulsivi nonostante le perdite economiche.
Questi esempi mostrano come il pensiero desiderante, anziché alleviare il problema, possa perpetuare uno schema disfunzionale.
IL CICLO DEL PENSIERO DESIDERANTE
Evento stressante: ci si trova ad affrontare una difficoltà, come ad esempio un fallimento lavorativo.
Evasione mentale: ci si immagina un futuro in cui la situazione sia magicamente migliorata, evitando di confrontarsi con le emozioni negative.
Sollievo temporaneo: questo processo allevia momentaneamente l'ansia, rinforzando l’uso del pensiero desiderante.
Ritorno alla realtà: poiché il problema non è stato affrontato, l’ansia ritorna e il ciclo si ripete.
COME SI INTERVIENE?
Riconoscere il pensiero desiderante come una strategia di coping maladattiva è il primo passo per affrontarlo. La psicoterapia, in particolare la terapia cognitivo-comportamentale (CBT) e la terapia metacognitiva (MCT), si è dimostrata efficace per le seguenti aree:
Ristrutturare le convinzioni disfunzionali: aiutare le persone a comprendere che il pensiero desiderante non risolve i problemi ma li posticipa.
Favorire l’azione: incoraggiare l’individuo a sviluppare piani concreti per affrontare le difficoltà, anziché evitarle attraverso la fantasia.