Qualora il genitore abbia il sospetto vi sia un Disturbo del Linguaggio in atto (eloquio poco intellegibile, meno di 50 parole a 2 anni, utilizzo di una stessa parola per indicare cose diverse, ecc.) dovrà parlarne con il pediatra di riferimento, il quale potrà suggerire l’iter più specifico e mirato da adottare. La diagnosi di DL viene effettuata dal neuropsichiatra infantile con la somministrazione di test, grazie all’aiuto di figure professionali quali il logopedista, lo psicologo e altri.
Cosa possono fare dunque i genitori per favorire un corretto sviluppo del linguaggio e far accrescere il vocabolario?
Esistono delle indicazioni che possono essere fornite al fine di favorire lo sviluppo del linguaggio nella maniera corretta:
comunicare faccia a faccia: perché la comprensione sia efficace bisogna mettersi alla stessa altezza del bambino e stabilire con lui un contatto visivo durante lo scambio comunicativo;
porre attenzione ai suoi interessi: se il bambino sta giocando e volete inserirvi all’interno del suo momento di gioco è importante non proporre altre attività ludiche e non fare domande non pertinenti ma seguire quanto da lui proposto;
non anticipare: è importante che il bambino impari a dare il via al comportamento comunicativo. Deve parlarvi o, se troppo piccolo, fare un gesto che indichi intenzione comunicativa. Solo a quel punto vi inserirete confermando il successo del messaggio, anche quando non preciso (es. “PA” invece di palla);
commentare: approfittare dei momenti di gioco per commentare le azioni compiute. Utilizzate i personaggi con cui sta giocando (es. animali) e fateli parlare, sempre seguendo lo schema ludico inscenato dal bambino;
confermare il successo comunicativo: quando il bambino emette delle parole, anche se non pronunciate correttamente e soprattutto nelle prime fasi comunicative, mostrategli di aver capito il messaggio e confermateglielo. Se ad esempio, il bambino vuole l’acqua e guadandovi vi dice: “A-PPA”, non è corretto rivolgersi a lui dicendo: “NON SI DICE, RIPETI BENE”. Il comportamento adeguato da proporre è quello di sottolineare la parola detta, ripetendola correttamente: “ECCO L’ACQUA, VISTO CHE BICCHIERE PIENO DI ACQUA?”;
parlare lentamente: è importante ricordare che ogni bambino ha bisogno del suo tempo. Parlare lentamente e fare delle pause, dopo aver posto una domanda o aver dato una consegna, gli permette di poter organizzare una risposta ed entrare nella conversazione, rispettando il suo turno;
semplificare il linguaggio: spesso i parenti utilizzano il cosiddetto “bambinese” (es. chiamare ogni cibo: “PAPPA”) ma questo tipo di modalità comunicativa non è efficace. In realtà la semplificazione del linguaggio, affinché la comunicazione risulti più idonea, dovrebbe riguardare prevalentemente la riduzione della frase;
arricchire il linguaggio: quando il bambino impara una nuova parola, si rafforza inserendola spesso in frasi e in contesti, favorendo la comunicazione da parte del bambino e arricchendo il suo vocabolario;
ripetere frequentemente: non è sufficiente osservare, senza denominare e/o descrivere ciò che vede/osserva il bambino. Un linguaggio ripetitivo e ridondante rappresenta un’opportunità per il bambino di poter apprendere con i suoi tempi;
coinvolgimento: coinvolgete vostro figlio durante le attività di vita quotidiana (come ad esempio cucinare) e ripetete tutti i passaggi ad alta voce. In questo modo arricchirete la comprensione e la produzione del linguaggio;
leggere: ritagliatevi del tempo per leggere qualche pagina di una fiaba, anche 5 minuti al giorno.
Quali sono gli atteggiamenti che un genitore non deve avere con un bambino:
dire continuamente al bambino che sta sbagliando;
chiedere costantemente di ripetere quanto detto;
rivolgersi al bambino con domande, come se fosse sotto esame (es. “come si chiama?”).
Trattasi di consigli e, in quanto tali, nel caso in cui fosse presente un Disturbo del Linguaggio non rappresentano sistemi risolutivi. Si consiglia, in caso di dubbi, di far riferimento al professionista per avere un confronto e un indirizzamento verso l’iter più adeguato da intraprendere con il proprio figlio. Dott.ssa Chiara Mango Logopedista Magistrale