Il dolore lombare, o lombalgia, ha una frequenza elevatissima nella popolazione; a seconda degli studi viene indicata una prevalenza tra il 70 e l’85%. Aver avuto un episodio di mal di schiena, statisticamente, ci rende suscettibili ad averne altri nel corso del tempo, tuttavia nella maggior parte dei casi (circa il 95%) la lombalgia non ha cause specifiche, ma diversi fattori che ne facilitano la comparsa e il mantenimento.
Nel momento in cui proviamo dolore andiamo alla ricerca delle possibili cause, spesso spendendo anche molti soldi in costosissimi esami strumentali; lo facciamo nella speranza che essi possano individuare il danno che ci causa tanto male, ma è davvero molto raro che i sintomi possano avere una causa realmente riscontrabile, specialmente nel dolore persistente e cronico.
A causa di ciò nel mondo sono elevatissimi i costi sanitari che comporta il mal di schiena, poiché la parte mancante è una buona gestione del paziente (a partire da una corretta diagnosi) e dei suoi problemi da parte dei clinici e dei professionisti di primo intervento; è giusto iniziare a indagare le vere cause del mal di schiena, non soffermandoci alla ricerca del solo danno tissutale ma indagando anche i fattori psico-emotivi, sociali e ambientali a cui è sottoposto il nostro paziente.
Iniziamo a sfatare qualche mito sul mal di schiena.
Una delle domande tipiche dei pazienti è: “L’ernia del disco causa mal di schiena?” No.
L’ernia del disco non causa mal di schiena, è causa di dolore solo quando il materiale erniato (parti del nucleo del disco intervertebrale) contatta una radice nervosa e quindi il dolore non è mai in sede (ovvero dove è uscita l’ernia) ma lungo il decorso nervoso. L’ernia più comune è l’ernia a livello lombare tra L-5 e S-1 e tra L-4 ed L-5, ovvero tra le ultime 2 vertebre lombari. Nel mal augurato caso in cui effettivamente l’ernia contatti la radice del nervo (in questo caso le radici nel nervo sciatico) esso proietterà il dolore lungo il suo decorso (gluteo, parte laterale e posteriore della coscia, laterale alla gamba fino al piede o anteriore alla tibia fino al dorso del piede) e non causerà mal di schiena.
È possibile avere un’ernia e non saperlo? Certo!
In molti studi in cui pazienti ASINTOMATICI sono stati sottoposti a risonanze magnetiche senza alcun tipo di storia di dolore lombare, il 28% aveva un’ernia al disco e il 52% aveva una forma di degenerazione discale più lieve: insomma, in quasi l’80% delle persone SANE il disco intervertebrale era danneggiato. In un ulteriore studio era stata rilevata una prevalenza addirittura maggiore: il 40% di ernie al disco era stata trovata in persone senza mal di schiena, con età media di 35 anni.
Come è possibile avere ernie al disco e non avvertire dolore?
I nervi e il midollo spinale sono fatti per resistere alle compressioni. Ogni giorno noi sottoponiamo il nostro sistema neuro-muscolo-scheletrico a forze di compressione e trazione, ed esistono tutta una serie di adattamenti che il corpo mette in atto per evitare che essi siano lesivi. È possibile che il disco intervertebrale si usuri nel tempo e che possa degenerare, questo può essere totalmente compensato dal corpo e non produrre i sintomi.
Se ho mal di schiena devo fare esami strumentali? Dipende.
Avere mal di schiena da tempo potrebbe far venire in mente che sia necessario fare una RX (lastra) o una risonanza magnetica, tuttavia gli studi scientifici ci dicono di riflettere, dobbiamo precipitarci a fare un esame che mostrerà “anomalie” presenti nell’80% della popolazione SANA?
Decisamente no: nella risonanza non apparirà il motivo del tuo mal di schiena, ma soltanto “qualcosa” che però compare anche nelle persone senza dolore.
In generale se avverto mal di schiena l’iter corretto è:
parlarne con il medico e con il fisioterapista per ottenere una diagnosi e una valutazione funzionale per escludere patologie gravi (fratture, tumori, problemi vascolari, ecc. ecc.);
in caso di assenza di patologie gravi iniziare con un approccio conservativo (fisioterapia e farmacoterapia);
fare accertamenti solo se i sintomi non migliorano in 4/6 settimane.
Ho mal di schiena, devo stare a riposo? Ni.
Nella maggior parte dei casi di dolore lombare, soprattutto se protratto nel tempo, quest’ultimo non sarà causato da un danno vero e proprio ai tessuti come molti pensano, ma il dolore sarà mantenuto a causa di tantissimi fattori esterni e interni al corpo. Il riposo è spesso il consiglio difensivo più comune, poiché si ritiene, non conoscendo le cause del mal di schiena, di prevenire un peggioramento. Spesso è proprio il riposo o meglio l’inattività a creare il dolore alla schiena, quindi prima di adottare una strategia terapeutica è sempre meglio rivolgersi a chi si occupa di dolore tutti i giorni. Se ho subìto un trauma recente (e neanche qui vale al 100%) allora forse stare fermi per i primi giorni viene spontaneo ed è anche la scelta migliore, per poi modulare un ritorno al movimento graduale.
In generale il riposo assoluto è consigliato solo in caso di gravi traumi, come le fratture, poiché richiedono un tempo fisiologico di riparazione dei tessuti.
L’ernia del disco, anche quando sintomatica, può guarire da sola? Si.
Come abbiamo visto l’associazione ernia = dolore è tutta da dimostrare dato che si riscontrano con alta frequenza erniazioni in persone perfettamente sane. La guarigione del disco è assolutamente possibile, e si riscontra in tantissime risonanze magnetiche. Uno studio effettuato nel 2017 da Zhong et al., ha osservato che il 66% dei pazienti con ernia al disco, non trattati chirurgicamente, presenta evidenti segni di guarigione del disco nelle risonanze di controllo fatte almeno un anno dopo. Uno studio fatto in Cina nel 2015 ha addirittura dimostrato che più grande è l’ernia e più ALTE sono le possibilità che si risolva spontaneamente. Questo perché il nostro sistema immunitario e alcuni enzimi prodotti per difenderci andranno nel tempo a degradare l’ernia stessa, inoltre l’ernia subirà anche fenomeni di disidratazione che la porterà ad autoridursi.
Abbiamo alcuni elementi che ci dicono che l’ernia del disco non è una “condanna“:
ce l’hanno moltissime persone senza sapere di averla;
nella maggior parte dei casi guarisce spontaneamente;
non causa mal di schiena e anche quando sintomatica può essere trattata non chirurgicamente.
Quanto tempo occorre per la guarigione?
La maggior parte dei fenomeni di degradazione dell’ernia e di guarigione del disco avviene entro 6-12 mesi. È probabilmente per questo che la maggior parte degli episodi ACUTI di mal di schiena si riduce spontaneamente entro un anno.
Quando invece devo preoccuparmi?
I SINTOMI che devono costituire un “campanello d’allarme” per un sanitario e per un paziente sono:
dolore acuto lungo la parte posteriore della gamba che arriva fino al piede;
formicolio al piede o alla gamba;
perdita di forza nell’alzarsi sulle punte dei piedi o sui talloni;
alterazioni sensitive al caldo o al freddo.
Questi sintomi sono particolarmente importanti se li avverti da poco tempo, vale a dire giorni o poche settimane, poiché indicano una fase acuta possibilmente causata da una compressione erniaria. Se avverti sintomi come quelli che ho descritto, e li avverti da poco tempo, avvisa subito il tuo medico.
Invece, sintomi come:
dolore cronico alla schiena (mattutino o durante il giorno, mentre ti alzi dalla sedia ecc. ecc.);
mal di schiena durante determinati sforzi (mentre ti chini in avanti per esempio);
occasionali “colpi della strega” (termine che indica una forte contrattura muscolare o rigidità articolare che non mi permette di tornare alla posizione eretta);
sciatalgie ricorrenti o pseudo sciatiche (dolore solo al gluteo, o solo formicolio alla coscia lieve);
devono preoccuparti molto meno, e non è detto che l’ernia al disco c’entri qualcosa. È sempre bene però rivolgersi a un professionista qualificato (medico, fisioterapista, osteopata) per avere buoni consigli sulla gestione del dolore e sulle strategie da mettere in atto per poter stare meglio. È bene che si inizi, o meglio che si ritorni, a fare valutazione e diagnosi clinica sul paziente, partendo da un’accurata intervista anamnestica passando per l’esame obiettivo dei segni e sintomi non tralasciando nulla del vissuto della persona dal punto di vista biologico, psicologico, sociale e ambientale. Solo successivamente, avendo un’ipotesi diagnostica valida, è bene ricorrere a esami strumentali per confermare o smentire tale ipotesi. Bisogna prendersi cura del paziente e non solo della sua patologia. Dott. Davide Romano Fisioterapista